Poco più di 14mila persone del Friuli Venezia Giulia si trovano oggi senza il proprio medico di medicina generale. Colpa della carenza costante di dottori, registrata in questi anni, e che la pandemia, se vogliamo, ha messo ancora di più drammaticamente in luce. In regione sono operativi attualmente 768 medici, con un rapporto tra numero di medici di base e abitanti di 6,41. Una situazione comune al resto dell’Italia, dove la media nazionale è al 6,81.
Secondo la Fondazione Gimbe, tra il 2019 e il 2021, i medici di base in regione si sono ridotti del 5,3% (media nazionale 5,4%). Inoltre, entro il 2025 sono ancora molti quelli, che si preparano ad andare in pensione. Un problema che diventa ancora più vistoso in montagna, dove la carenza di medici si scontra con alcuni altri problemi. Dal contratto, con i medici di vallata inquadrati in maniera provvisoria al collegamento intranet negli ambulatori per garantire l’accesso allo storico di ogni paziente, passando per l’organizzazione della medicina di gruppo gestita con la collaborazione di assistenti di ambulatorio. Fattori questi che rendono il lavorare in Alto Friuli più difficile.
Un problema sollevato, nei giorni scorsi, anche dal consigliere regionale Massimo Mentil (Pd) che, attraverso un’interrogazione, aveva chiesto al presidente della Regione Fvg, Massimiliano Fedriga di garantire il servizio primario e quindi la presenza dei medici di medicina generale in tutto il territorio regionale con particolare attenzione all’area montana. Secondo Mentil “in Carnia è necessario articolare il servizio in tre punti salute, a Paluzza, Arta Terme e Villa Santina, favorendo la medicina di gruppo e coinvolgendo i Comuni per aiutare i pazienti più deboli, negli spostamenti”. Inoltre, afferma,
“un supporto ai pazienti deboli e anziani potrebbe essere garantito in accordo con i Comuni per garantire un servizio di trasporto all’ambulatorio più vicino”.