L’ira di Mazzolini sulle marce in montagna di Legambiente.
“Iniziative come questa di Legambiente sono una vergogna, promosse da chi non ha alcun interesse verso chi abita in montagna e da chi magari vive da altre parti, spesso in città. È inconcepibile che questi, ad ogni ipotesi di sviluppo, sappiano solo dire di no, ma la montagna non è di loro esclusiva proprietà e loro non sono gli alfieri della tutela“. È infuriato Stefano Mazzolini, vicepresidente del consiglio regionale Fvg, per le marce di Legambiente sulle montagne della Carnia per una presunta “difesa” dei sentieri di montagna, a partire da quella nei pressi del compendio Collina Grande Plotta del rifugio Marinelli di Forni Avoltri. Un altro appuntamento è previsto per domenica a Piani di Vas-Rifugio Chiampizzulon.
“Non c’è nulla da difendere – prosegue Mazzolini – perché la strada forestale avrà come esigenza prioritaria la sicurezza, i lavori consentiranno il solo recupero di un vecchio tracciato molto utilizzato durante gli anni ’50 e non distrugge o stravolge alcunché. Di fatto, si recupera un antico tragitto dove, peraltro, sarà vietato il transito ai mezzi motorizzati. Ci saranno anche interessanti sviluppi sotto il profilo economico e turistico. L’associazione ambientalista non sa di cosa parla”. Il vicepresidente del Consiglio regionale ricorda che “con la nuova strada, costruita grazie a fondi della Protezione civile Fvg, sarà messo in ulteriore sicurezza il territorio. Un lavoro in sinergia tra noi in Regione e per questo ringrazio i tre assessori coinvolti: Riccardi, Zannier e Scoccimarro. Legambiente dimentica che quando c’è stata la tempesta Vaia nell’ottobre 2018 le vallate di queste zone erano irraggiungibili. Pascoli, malghe e zone boscate erano inaccessibili. Sono molto contento che la Regione Fvg con la nuova strada dia risposte al territorio. Chi promuove manifestazioni di dissenso lo fa senza cognizione di causa, ma soprattutto senza aver ben analizzato il progetto, cosa che noi invece abbiamo sicuramente fatto”.
Secondo Mazzolini, “a Legambiente della montagna non interessa nulla. Si tratta di difesa di posizioni preconcette, a opera di persone spesso in pensione e con uno stipendio a fine mese, senza patemi a differenza di chi ha un’impresa nelle zone montane e deve lottare per guadagnarsi da vivere giorno dopo giorno. Inviterei questi signori a trasferirsi con le loro famiglie in montagna e a mettere su un’azienda in questa parte di territorio, magari a Timau, Cave del Predil o Collina di Forni Avoltri dove un ragazzo per andare a scuola a Tolmezzo deve svegliarsi alle 5.30. Capirebbero cosa significhi decidere di rimanere a lottare qui. Forse pensano alla montagna come a una riserva indiana da mettere sotto una campana di vetro, senza pensare minimamente al suo sviluppo e alla sua crescita“. Per il vicepresidente, bisogna ragionare sulla montagna pensando a uno sviluppo compatibile del territorio mettendo in campo iniziative per lo sviluppo di economia e occupazione, anche migliorando la viabilità di accesso e di collegamento.