Omar Mosolo ha raccontato la storia delle Portatrici Carniche
Non ha di certo rinnegato le sue radici il giovane dodicenne Omar Mosolo che per il suo esame di terza media ha esposto, davanti alla commissione rappresentata dai suoi professori, la storia delle Portatrici Carniche. Un argomento sicuramente impegnativo che gli è valso il plauso dell’associazione dedicata a questo pezzetto di storia friulana.
“Ringraziamo questo ragazzo per aver compreso quello che queste donne hanno fatto. Un plauso al disegno che è bellissimo” hanno commentato gli amministratori della pagina social “Le Portatrici Carniche“.
La storia di queste donne ha appassionato molti; tant’è che la scrittrice gemonese Ilaria Tuti gli ha dedicato un libro dal titolo “Fiore di roccia” pubblicato nel 2020 per Longanesi e nel 2021 per Mondadori.
La storia
Nel maggio 1915 il regio esercito era stato schierato dallo Stelvio al mare, in contrapposizione con quello Austro-Ungarico. Si trattava di un fronte importante, come quello della zona carnica, dove si adoperarono le Portatrici. Infatti, la situazione di stallo che si era venuta a creare al fronte aveva costretto il comando logistico della zona a chiedere aiuto alla popolazione che era rimasta: donne, bambini ed anziani. Furono le donne, dopo aver compreso la situazione, ad aderire volontariamente a ciò che veniva loro proposto: indossare la loro gerla di casa per potarla al servizio di chi era in guerra, trasportando granate, cartucce, viveri e tutto ciò che era necessario al fronte. Il peso variava dai 30 ai 40 chilogrammi ed in poco tempo le Portatrici diventarono un vero e proprio corpo di ausiliarie.
Quest’ultime si munirono di un libretto personale di lavoro, sul quale segnavano i viaggi compiuti, il materiale trasportato e le presenze; inoltre erano dotate di un braccialetto di riconoscimento dell’unità militare di appartenenza: per ben 26 mesi si sono presentate ai magazzini al fondo valle dove i militari caricavano le loro gerle per essere trasportate al fronte, dove superavano dislivelli che andavano dai 600 ai 1200 metri. Dopo giornate di viaggio arrivavano a destinazione e dopo del poco riposo, riascendevano a valle trasportando a volte anche i corpi senza vita dei soldati.