L’allarme del consigliere regionale Bidoli.
Non è un problema solo del Friuli Venezia Giulia, ma la prevista e preannunciata carenza dei medici di medicina generale in regione, visto anche l’imminente picco dei pre-pensionamenti, non va sottovalutato. Al punto che il Friuli Venezia Giulia ha deciso di raddoppiare, a partire dal triennio 2018-21, il numero delle borse di studio del corso di formazione in medicina generale con oneri a totale carico dell’amministrazione regionale, per cui a partire da quest’anno si 40 i nuovi medici ogni anno a fronte dei 20 degli anni precedenti. Misure però non sufficienti ad arginare il problema, a sentire il consigliere del Patto per l’Autonomia Giampaolo Bidoli.
“La situazione è grave”.
“La carenza di medici di medicina generale non è certo una novità, ma le dimensioni che sta assumendo e la gravissima situazione che sta vivendo l’area della montagna impongono una riflessione urgente da parte della governance regionale”, ha infatti sostenuto Bidoli a margine del question time durante il quale ha presentato una interrogazione sul tema, rivolta all’assessore alla salute.
“In altre regioni – evidenzia ancora Bidoli –, in Toscana e più recentemente in Veneto, si è già corsi ai ripari rispetto a questa carenza attraverso diversi strumenti che, da un lato, cercano di incentivare l’assegnazione e la permanenza in ruolo e, dall’altro, creano le condizioni affinché coloro che hanno già intrapreso i corsi di formazione di specializzazione in tale area possano vedersi assegnare utenti, pur entro un massimale contenuto e garantendo le opportune modalità organizzative per permettere la frequenza delle attività formative”.
“A onor del vero, alcune misure da parte dell’amministrazione regionale del Friuli-Venezia Giulia per tentare di arginare il problema sono state adottate – prosegue Bidoli –, penso ad esempio all’accordo tra la Regione e le organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale per l’integrazione regionale dell’indennità di collaboratore di studio, ma sicuramente non sono strumenti risolutivi rispetto a una problematica di grandissimo impatto per tutta la popolazione e specie per alcune aree già fragili come la montagna“.
“Già a partire dal mese di maggio – conclude il consigliere del Patto per l’Autonomia –, l’area della Carnia, Canal del Ferro e Valcanale si troveranno in seria difficoltà e analoga situazione interessa anche ampie parti dell’area montana del Friuli occidentale. Nell’attesa che siano adottate misure a livello italiano, perché la nostra Regione non si attiva per realizzare quanto già fatto da altre parti?“.